Stai affrontando un percorso di procreazione medicalmente assistita e vuoi sapere quali sono i tuoi diritti sul lavoro?
Scopri tutto quello che devi sapere su permessi, congedi e tutele legali per le coppie che si sottopongono a trattamenti di procreazione assistita in Italia.
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Risponderò alle seguenti domande:
La normativa italiana prevede che le coppie che hanno intrapreso il delicato iter della PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) possano assentarsi dal posto di lavoro, usufruendo di un’indennità di malattia erogata dall’Inps. Infatti, pur non potendosi qualificare propriamente come “malattia”, le pratiche di procreazione assistita, vanno comunque ad essa equiparate, in quanto non raramente la sterilità provoca sofferenze più o meno accentuate e danni alla salute psicologica della coppia.
Tuttavia, se è vero che la fecondazione assistita offre opportunità di genitorialità a molte persone, è altrettanto vero che essa è fonte di interrogativi legati alle complessità legali e alle questioni lavorative.
Secondo le indicazioni fornite dall’INPS nel 2005, saranno accettate ai fini della loro indennizzabilità, le giornate di ricovero e quelle successive alla dimissione, prescritte dallo specialista e necessarie per un impianto sicuro dell’embrione.
In genere, vengono riconosciute due settimane dopo l’embryo transfer, salvo fattispecie particolari in cui può essere necessario, per motivi medici, anche un riposo antecedente alla fecondazione assistita valutabile in una settimana.
Per le assenze dovute a controlli ecografici e del sangue, invece, sarà necessario ricorrere ad altri istituti contrattuali, ad esempio i permessi orari.
Passando agli aspetti burocratici, la struttura che ha eseguito il trattamento rilascia un certificato riferito alle effettive giornate di ricovero.
Per i giorni di riposo prescritti dopo l’impianto o pre-impianto è il medico di base che comunica all’INPS il certificato con la diagnosi e la prognosi per i giorni indicati e che rilascia all’interessato il documento da consegnare al datore di lavoro per i giorni di assenza.
Secondo le indicazioni fornite dall’INPS, per le assenze dovute a monitoraggi o altri controlli specifici che durano il tempo di una visita, la persona interessata dovrà fare richiesta di permessi orari.
L’INPS prevede poi espressamente che “…ove vengano effettuate tecniche di procreazione assistita che richiedono il prelievo degli spermatozoi dall’epididimo o dal testicolo…” al lavoratore può essere riconosciuto anche un congruo periodo di malattia di dieci giorni.
Se i trattamenti di PMA sono stati eseguiti all’estero, l’esame della documentazione medica deve essere effettuato con maggiore cura, al fine di verificare che le tecniche di procreazione assistita siano state effettuate in conformità alle previsioni della normativa italiana, perché solo in questa ipotesi, può essere riconosciuta l’indennizzabilità per malattia del periodo di astensione dal lavoro.
Da questa breve guida emerge, in definitiva, come la connessione tra fecondazione assistita e permessi di lavoro sia un tema complesso che richiede attenzione sia da parte delle istituzioni che delle aziende per garantire un sostegno adeguato e una maggiore comprensione delle esigenze di coloro che affrontano questo percorso.
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